La Storia del Jiu-Jitsu

 
Akitaro Ono, Mitsuyo Maeda, Tokugoro Ito, Nobushiro Satake.

Akitaro Ono, Mitsuyo Maeda, Tokugoro Ito, Nobushiro Satake.

Cos’è il Jiu-Jitsu

Il suo nome, ideato in Giappone, significa “arte soave” e consiste nell’utilizzo di tecniche basate su mosse di proiezioni, leve, torsioni e pressioni per dominare l’avversario. Studi storici hanno dimostrato che questa antica arte marziale nacque in India dai monaci buddisti che, preoccupati per la loro salvezza durante i pellegrinaggi e non potendo utilizzare armi, idearono questa forma di autodifesa basata sui movimenti degli animali. Con l’espansione del buddismo, il jiu-jitsu percorse il Sud-est asiatico, la Cina e finalmente raggiunse il Giappone, dove si sviluppò e divenne un’arte militare complessa e articolata, tenuta in segreto per molto tempo.

 
Carlos Gracie (sopra) e Hélio Gracie.

Carlos Gracie (sopra) e Hélio Gracie.

Il Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ)

Nel 1917, il Sensei giapponese Mitsuyo Maeda, conosciuto come conte Koma, venne inviato nel Nord del Brasile, a Belém, in missione diplomatica per ricevere gli immigrati giapponesi. Grazie all’amicizia creata con il brasiliano Gastão Gracie, Maeda insegnò a suo figlio, Carlos Gracie, l’arte del jiu-jitsu. Successivamente Hélio Gracie, uno dei fratelli di Carlos, rivoluzionò l’arte marziale appresa dal fratello, adattandola alle sue fattezze fisiche: un fisico minuto e gracile.

Hélio Gracie, per poter compensare il suo biotipo, adattò e perfezionò le tecniche, facendo in modo che qualsiasi persona potesse praticare efficacemente il jiu-jitsu. Le trasformazioni introdotte furono di una portata tale da poter parlare di “cambio di nazionalità di un’arte marziale”, la prima nella storia dello sport mondiale. Il jiu-jitsu brasiliano iniziò così ad essere esportato in tutto il mondo, incluso in Giappone.